giovedì 17 febbraio 2011

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 6)

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 6) from arkeon on Vimeo.


Esercizio del cercare il proprio albero e del cercare un oggetto che 'mi rappresenta'


Dopo il ki training si va a fare colazione. Dopo colazione ci sono una ventina di minuti/mezz’ora di tempo libero e poi i partecipanti si radunano nell’uliveto dietro al tempio, l’uliveto dove è stato predisposto il fuoco sacro. Proprio intorno al fuoco sacro si forma il cerchio dei partecipanti.

(0:01:38) Moccia: contatevi.

I partecipanti si contano. Sono una settantina. A giudicare dall’ombra che le persone proiettano a terra, dovrebbero essere circa le 13 o le 14.

(0:03:49) Moccia: Oggi nel pomeriggio cominceremo una parte di lavoro profonda e stamattina dobbiamo completare una parte importantissima della nostra storia, dove incomincia il viaggio e in realtà il viaggio è il viaggio della propria anima e la ricerca della direzione, ma è anche la capacità di entrare in uno spazio più profondo di solitudine che mi permette di riconoscere la direzione.

Infatti quello che noi facciamo è, fra virgolette, uniformarci al collettivo. Da un lato per non sentirci soli, dall’altro lato perdendo la direzione.
Ora, in questo viaggio voi avrete un alleato, un compagno di viaggio. Quando io ero bambino c’era una casa di campagna, che era la casa della sorella grande di mio padre (0:05:15) e in quella casa c’era un albero di gelso e io ho trascorso molti anni, i tre mesi di estate, tra i rami di quel gelso. Mi ero costruito la mia casa su questo albero fatta con le assi di legno e mangiavo i gelsi, infatti io ricordo che ero sempre completamente rosso, e dentro quell’albero di gelso ho lasciato un pezzo della mia anima, ma il sentimento è di ringraziare quell’albero per il dono che mi ha dato, che è il dono delle radici, della forza, ma anche della -mi sta salendo una parola- della preghiera.

Io, quando guardo questi alberi, il sentimento è che sono in preghiera e dove la preghiera non è (Moccia unisce le mani davanti a sé) blabla blabla blabla, ma è ascoltare la presenza del sacro che c’è nel canto delle cicale, nelle foglie di questi alberi e in questa terra ed è vivere accanto a Dio o permettere a Dio di vivere accanto a me.

E allora in questa cosa noi diventiamo chiari, la nostra storia prende una direzione. Ecco perché dal mondo voi siete arrivati attorno a questo fuoco e di qua partirete alla ricerca, tra virgolette, del vostro albero. Il vostro albero sarà quello spazio sacro al quale voi al quale voi attingerete, al quale voi andrete; sarà la vostra tana segreta, sarà lo spazio del vostro silenzio interiore, sarà il posto dove andrete a trascorrere mezz’ora nelle notti che verranno.
E sarà lo spazio che incontrerete perché in realtà quell’albero vi rappresenta: le sue radici sono la vostra connessione con la terra, il vostro tron il suo tronco è il vostro corpo, i rami e le foglie sono i frutti, sono anche le vostre braccia rivolte al cielo.

Il nostro compito non è essere spirituali, il nostro compito è diventare carnali, cioè essere nel mondo, essere tempio e quando voi fate la comunione voi mangiate il corpo e bevete il sangue, non prendete lo spirito ma mangiate il corpo e bevete il sangue, più carnale di questo credo non ci sia nulla.
Gilberg (? Non capisco il nome) diceva ‘voglio tornare al corpo nel quale sono nato’ e quando Dio ci ha creati, la prima cosa che ha creato è stato il nostro corpo e poi ha soffiato la vita.

Il vostro albero è la rappresentazione della vostra storia, infatti l’atteggiamento non è ‘ma quello è più bello di quell’altro, lo voglio’ ma vi sentirete attratti, sentirete che quello è il vostro spazio, per cui lasciatevi guidare da ciò che sentite e andate verso.
Quando sarete al vostro albero, saliteci sopra, abbracciatelo, entrateci dentro, fermatevi sui suoi rami, accarezzate le sue foglie, assaggiate la terra, sentitene la forza, cioè incontratelo.

Il vostro albero in questi giorni sarà la traccia, sarà il punto di riferimento, sarà la solidità che vi servirà per entrare nell’inferno che incontreremo da oggi pomeriggio. E sarà il sapere che, che è un filo, dove voi entrate nel labirinto, andrete a sfidare il drago e il drago è la vostra parte oscura e la memoria profonda che ha generato il dolore. Sono gli altari da frantumare perché sono gli altari dell’inganno e della separazione dalla bellezza. (vedremo poi con che facilità la creazione di queste memorie profonde e di questi ‘altari dell’inganno’ venga attribuita ai genitori).

Da notare il modo e le parole con cui viene presentato il ‘lavoro’ che si farà successivamente e che comprende ‘no limits’, ‘esercizi delle sedie’, ‘grotta dei leoni’ e varie che avremo il privilegio di vedere con i nostri occhi nei video seguenti – niente più racconti di testimoni denigrabili, ma parole, azioni e teorie del ‘maestro’ Moccia apprese dalla sua propria bocca!

Moccia: direte anche allo Spirito (!) di mostrarvi un oggetto e raccoglietelo, questo oggetto. Questo oggetto può essere una pietra, un filo d’erba, una lattina di coca cola o una qualsiasi cosa, una foglia, un ramo, un tronco, boh, un pezzo di ferro, una rete o altro perché quello sarà l’oggetto che vi rappresenta e tornerete qui con questo oggetto. Poi vi dirò quello che faremo.

Ora possiamo chiudere i nostri occhi e chiedo allo Spirito di guidarmi al mio albero e di mostrarmi la strada perché io possa giungere ad essa. E chiedo allo Spirito di offrirmi un oggetto che mi rappresenta; lo incontrerò lungo la strada mentre vado al mio albero o al ritorno o addirittura vicino al mio albero.
Ora posso lasciare queste mani e posso girarmi verso la campagna. Al suono del tamburo tornerò indietro, per cui potete andare verso la campagna e andatevi a cercare il vostro albero. Tornerete con l’oggetto che vi rappresenta.

(0:12;12) I partecipanti vanno. Varie inquadrature di ciò che fanno i partecipanti. Voce del Moccia che chiacchiera con qualcuno. Dice qualcosa in dialetto.
(0:15:05) Moccia batte sul tamburo e chiama a raccolta i partecipanti che tornano a riunirsi intorno al fuoco e formano di nuovo un cerchio prendendosi per mano. Moccia parla camminando all’interno del cerchio.


Moccia: Avete con voi l’oggetto che vi rappresenta. Ora divideremo il cerchio in gruppi e faremo dei piccoli cerchi nel prato accanto al tempio e quello che farete sarà condividere la vostra storia: Io sono – il mio nome – l’esperienza dell’incontro con l’albero è stata questa, l’oggetto che mi rappresenta è questa rete dove c’è all’interno una parte più compatta e il resto è sfrangiato e rappresenta una parte solida dentro ma anche una dispersione all’esterno che è stata la mia vita e insieme a questa rete c’era un tronco dove ci sono due rami. Uno è liscio e giovane, l’altro invece è ruvido ed è bucato ed è vecchio. E sono le due parti della mia anima: c’è una parte di me dove c’è la forza, ma c’è un’altra parte che sembra prevalente, che è la mia parte vecchia.

Condividerete l’oggetto che avete mettendoci voi stessi dentro. Fatelo tenendolo nelle vostre mani. (Moccia butta l’oggetto che aveva in mano nel fuoco) Poi alla fine di questa cerimonia chiuderete i cerchi e andrete a lasciare l’oggetto che vi rappresenta nel fuoco che c’è alla pedana perché saremo da quella parte.

(0:18:18) Moccia chiama all’interno del cerchio alcuni suoi maestri che condurranno i sottogruppi: S., R., S., G. (che è fra gli indagati), I. (moglie di uno degli indagati). Uno, due, tre, quattro, cinque, cinque (taglio nel video).

Moccia: … cercheremo di mostrarvi, anzi io condividerò con loro il segreto della maestria. Come si fa ad avere degli allievi? Imparate a sedurre (… non capisco) siate, arruffianateveli, cercate di arruffianarli in tutte le maniere … fategli pensare che con voi possono trovare la verità, è tutto falso però ci crederanno per cui vi seguiranno. Andate. Ho trasmesso il segreto della saggezza. Ops. Ora i maestri mostrano le loro doti. (taglio video).


I maestri girano intorno al cerchio facendo lo spettacolino. Fra loro, anche la moglie del Moccia, indagata insieme al marito.


Moccia: Ora prendete posto. Le persone hanno già un’idea chiara di chi vogliono seguire, per cui sceglietevi la persona con cui vi sentite …. (taglio nel video).


I partecipanti si allineano in fila indiana dietro al maestro che condurrà il gruppo di cui vogliono far parte. Moccia sposta qualcuno da un gruppo all’altro. (dal 0:20:24 al 0:22:26)

(0:22:27) Moccia: la cosa che farete sarà andare davanti dove c’è il prato e farete il cerchio, unite le mani, canto di apertura e partite col lavoro.


[i]Questi sono gruppi di autocoscienza che venivano condotti da gente senza alcun titolo valido (nell'ambito specifico della psicologia e psicoanalisi) e impreparata a gestire le dinamiche di gruppo (idraulici, estetiste, casalinghe ecc). La sola preparazione di questi ‘conduttori’ era quella che Moccia aveva loro fornito nel percorso di conseguimento del ‘titolo’ di maestro di arkeon.

Moccia: vorrei qualche persona in più in questo gruppo. (0:22:50)

(0:22:46) Da qui si ascoltano brani di condivisioni di partecipanti che io non trascriverò. All’inizio dei lavori di gruppo, i partecipanti intonano il canto, lasciano uscire il suono della loro anima.

Anche all’interno di questo ‘lavoro’ si possono notare persone che piangono. Da tenere presente che queste persone sono reduci dall’esperienza del ki trainig che hanno attraversato solo due o tre ore prima. La loro emotività è già ben eccitata.

(0:34:23) si sta concludendo il lavoro dei cerchi. Moccia: (a un gruppo) Avete finito? Chiudete il cerchio e andate a farvi la cerimonia al fuoco. Avete chiuso il cerchio? Portate questi oggetti al fuoco.

Alla fine del video si vede che gli oggetti vengono posti all’interno di un triangolo formato da katane in legno e ceri, allestito sulla pedana di fronte al tempio.

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