giovedì 17 febbraio 2011

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 3)

Arkeon - seminari intensivi (VHS 3) from arkeon on Vimeo.

Continua la seduta dopo l’esercizio del cantare il proprio nome.

Moccia: Oggi ancora di più penso che veramente il dono del dolore sia il senso di colpa, che non è il senso di colpa , che non è il senso di colpa per aver trasgredito a delle regole ma è il senso di colpa per essere felici, come se noi ci siamo portati dietro una modalità che è appartenuta alla nostra storia famigliare, personale, e questa diventa il modello per quello che viene dopo, per cui suo padre (indicando uno dei partecipanti) era triste e succubo di sua madre e anche lui è triste e succubo di sua moglie (ride).

Una delle cose più importanti nel lavoro che faremo sarà uno spazio di silenzio dentro perché noi mettiamo veramente tante cose, troppe parole fra noi e l’altro, fra noi e il mondo e credo che proprio uno degli strumenti che noi ci diamo per poter lavorare è l’ascolto e prima di passare a questa cosa che si chiama ‘reality check’ o, diciamo, le regole che il gruppo dovrà avere come realtà fisica, io volevo parlare di alcune regole, invece nella relazione tra noi e nella modalità proprio di comunicazione.

Prima abbiamo parlato di questa cosa che si chiama ‘autopercezione’, per cui io ho un’idea di me, ma l’idea che ho di me corrisponde a ciò che io realmente sono e corrisponde a ciò che l’altro vede (NdR ?? C’è sopra un colpo di tosse e non capisco bene il verbo. Qualcuno riesce a capire meglio?) di me, per cui è come se noi viviamo una schizofrenia fra ciò che noi siamo e ciò che pensiamo di essere, fra ciò che pensiamo che gli altri pensino di noi, tra ciò che gli altri pensano di noi ma che non ci dicono eccetera eccetera, per cui veramente abbiamo una polverizzazione della nostra identità.

Ecco perché quello che noi normalmente abbiamo fatto nella nostra vita è conservare le sicurezze, il che significa questo è quello che io di me penso, questo è quello che penso del mondo e nessuno può mettere in discussione questa cosa.

Se voi volete avere uno strumento di lavoro importante, è molto importante che voi abbiate una parola: questa parola è GRAZIE. Cioè, se uno vi dice ‘il mio giudizio è che sei un pezzo di merda’ piuttosto che dire ‘vaffanculo brutto stronzo’ eccetera uhm (mima il gesto di ingoiare qualcosa di grosso) grazie.

Tenetevela.

E stateci dentro perché innanzitutto esiste un patto e il patto è che noi siamo qui per amore e quindi se qualcuno mi offre delle parti significa che queste parti mi servono e mi servono per guardare una parte di me che io non vedo.

Se io guardo il mondo, è facile poterlo guardare, ma se io voglio guardare me stesso mi serve uno specchio e lo specchio, chi è lo specchio? E’ ciascuno di voi. Per cui, è come se noi abbiamo diverse modalità, a livello energetico, dove esiste un’energia di base che è la struttura dalla quale noi partiamo che si chiama ‘energia automatica’. L’energia automatica è un tipo di energia che è basata … immaginate un computer che ha un sistema operativo e un software. A costruire il sistema operativo e il software sono state le esperienze della nostra vita, quello che abbiamo imparato, i modelli che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, le esperienze che abbiamo vissuto nella nostra infanzia e quello che abbiamo incontrato negli anni successivi.

E’ chiaro che una persona che è stata tradita, quando incontra una compagna (… non riesco a capire) … ancora. Per cui è come se noi andiamo a ripetere gli eventi. Per cui quando io vivo senza mettere in discussione ciò che io sono la mia vita diventa tra virgolette ‘automatica’ cioè basata su questo tipo di energia dove, ricevo uno stimolo questo va a interagire col programma e con le esperienze, col background che ho dentro e do una risposta.

Stimolo e risposta sono legati da un legame che è insolubile, ad esempio c’è G. (indica un componente del cerchio), no?, che è disposta a mettersi in discussione e allora io notavo una cosa, oggi, ma l’avevo notata anche ..., allora io dico a G. ‘il mio giudizio è che ogni volta che io faccio una domanda a A. mi rispondi tu (ride). Poi dice S. ‘oh, non lo fa parlare perché ogni volta che uno gli rivolge la parola o gli fa una domanda risponde lei. Allora io dico ‘il mio giudizio è … Allora se ho un background mio personale, cioè ogni volta che io chiedevo una cosa a mio padre mi rispondeva mia madre, sapete in cosa si trasforma, il giudizio? In risentimento. Se, ancora di più, io ho una compagna e ogni volta che qualcuno si rivolge a me risponde lei, questo diventa proprio risentimento.

E allora non userete il giudizio ma userete una forma di risent ‘Io risento con te perché ogni volta che lui parla rispondi tu’ in realtà sto pensando a mia madre, e si scatena tutto un processo che riguarda le proiezioni , perché in fondo la nostra vita è fatta di proiezioni, e se lui (indica un altro componente del cerchio) ha avuto un abuso da suo fratello quando era bambino (da notare che il Moccia non faceva esempi a caso ma diceva sempre cose personali davvero successe alla persona che indicava) in realtà in che cosa ha trasformato questo abuso? In una sfida col maschile, cioè in un conflitto con gli uomini, in un sentimento di sentirsi minacciato dagli uomini e infatti l’attività principale di N. era trovare uomini potenti eh? ( Si rivolge a N. chiedendo conferma) è vero, quasi sempre, e scoparsi le compagne di questi.

Lui in quella maniera, qualcun altro in un'altra, è chiaro che noi abbiamo rispo … questa si chiama ‘energia automatica’. Ricevo uno stimolo, o addirittura lo creo io stesso, lo stimolo, per appagare il vuoto che c’ho dentro e do una risposta.

Ecco perché noi useremo una forma di comunicazione dove quello che io vi chiedo è di usare meno parole possibili . Quando voi dite a qualcuno ‘io ti amo veramente tanto’ è perché non siete capaci di dire ‘io ti amo ’. Dico ‘veramente tanto’ per dire ‘forse c’ho qualche dubbio’. Per cui noi aumentiamo quello che è piccolo e diminuiamo quello che è grande.

Per cui eliminiamo gli aggettivi, gli avverbi e nelle lingue sacre, ad esempio, non esiste una piccola cosa, che è il se. Se io fossi, farei … No, tu lo sei o non lo sei, se lo sei lo fai e è come se noi viviamo al condizionale congiuntivo: mi piacerebbe o se io potessi. Per cui è come se creiamo una realtà virtuale che è separata dalla realtà vera. Il nostro compito è andare nella realtà quella vera. Anche se qualche volta la realtà quella vera ci crea ferite, ci crea dolore, ci crea …

Un’altra cosa che volevo dirvi useremo meno aggettivi possibili. Quando comunicate con le persone guardatele negli occhi e se avete qualcosa da dire a qualcuno, ah siate diretti e siate chiari. Evitate di sedurre per punire: tu sai quanto bene ti voglio però ti voglio dire sei stata una stronza perché … Cioè non c’è bisogno di dire che ti voglio bene. Ditele soltanto che sei stata una stronza o robe del genere. Per cui siate concentrati: poco ma chiaro.

(09:21) Apprezzamenti, risentimenti giudizi e condivisioni. La condivisione è quando abbiamo un pezzo in comune con l’altro, per cui N. e M. possono condividere tra di loro com’è essere abusati dal fratello. Hanno un’esperienza in comune per cui possono parlare della stessa esperienza. Come ce l’aveva tuo fratello (ride e ridono altri del gruppo) a me me lo ha messo nell’orecchio, a te … per cui si chiama condivisione, questa, quando c’è un pezzo in comune che posso condividere con l’altro.

La condivisione diventa giudizio se io osservo un pezzo dell’altro e glielo mostro e ad esempio, M. entra in bagno e tutti quan… e ci sta tre quarti d’ora e gli altri non riescono ad andare in bagno. Lui si prende la rivincita rispetto ai fratelli e gli altri rimangono appesi. Allora questo può diventare giudizio: il mio giudizio è che tu non rispetti le persone. Lui dice ‘No, non è vero’. Grazie è la risposta.

Usate come risposta il tenervi dentro le cose anche quando non vi piacciono. Quando vi viene detta una verità attraverso la forma del giudizio, della condivisione, del risentimento eccetera o dell’apprezzamento, l’apprezzamento potete anche non farlo perché quelli non servono e la sensazione è che rasentano il filo della seduzione, il nostro compito non è sedurre l’altro.’ Ah che bella persona che sei, sei una persona meravigliosa’ non serve a un cazzo tanto a me personalmente non mi serve ah, una verifica sui miei talenti o su quanto ah può essere bella la mia parte bella, quella la conosco. Ah, piuttosto mi serve vedere qual è la mia parte vuota, la mia parte dove io devo lavorare.

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