giovedì 17 febbraio 2011

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 5)

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 5) from arkeon on Vimeo.

Gli esercizi del ki training venivano svolti uno dietro l’altro senza soluzione di continuità per circa 4 ore. Dopo di che i partecipanti potevano andare a fare colazione.

Continuano le riprese del ki training del primo giorno, esercizio di respirazione forzata. Vengono filmate ancora alcune scene di partecipanti che stanno male, si sentono forte e chiaro pianti e lamenti.

(1:24:08) Vengono inquadrati i partecipanti ancora stesi a terra dopo la fine della respirazione forzata; si sentono ancora colpi di tosse e conati.
Moccia: (cammina fra le persone sdraiate) … e uso la mia coscienza per osservare ciò che avviene nel corpo, e lascio il mio corpo abbandonato alla forza di gravità della terra e osservo cosa avviene dentro il mio corpo. Posso vedere se ci sono, usando la mia coscienza, delle tensioni o se sento una specie di onda, di vibrazione che scorre e la lascio scorrere.
I miei occhi sono chiusi, il corpo è pesante abbandonato alla forza di gravità della terra. (1:25:24 - dice qualcosa tipo nake sobai ?) colgo l’onda sacra e … (taglio nel video).
Moccia: … dove la mia coscienza è focalizzata all’interno del corpo (taglio nel video) … il respiro è dolce e morbido … (non capisco) e abbandonato alla forza di gravità della terra. (taglio nel video) e uso la mia coscienza per osservare …

(1:27:02) ci sono vari tagli nel video, si colgono alcuni brani di meditazione guidata condotta dal Moccia. Viene inquadrata una donna che piange durante questo esercizio.

Moccia: ascolto i suoni che giungono dal mondo e scopro che nel canto delle cicale è mescolato anche il canto degli uccelli. E mentre ascolto i suoni che giungono dal mondo porto la mia attenzione a due sensazioni fisiche del tatto, la carezza del vento sul mio viso, il calore del sole … (taglio video) … e dentro questo corpo ci sono io … e ascolto il canto degli uccelli, il canto delle cicale … e lascio entrare un pensiero: io sono vivo. Ora. Io sono vivo. (taglio video).

(1:29:16) i partecipanti si mettono a sedere e cominciano ad alzarsi in piedi. L’esercizio non è però ancora finito. Moccia continua a camminare fra i partecipanti parlando.

Moccia: il mio sguardo è attorno. Lentamente comincio a muovere … (non capisco) Posso guardarmi intorno. E guardo come tra me e il mondo c’è stata una distanza, tra me e questo miracolo che si chiama vita c’è stata una distanza. Quello che vi chiedo è di sperimentare i vostri occhi per vedere, le vostre orecchie per ascoltare, le vostre mani per toccare. E posso accarezzare la corteccia di un albero o una foglia o questo muro antico (i partecipanti si muovono per andare a cercare qualcosa da toccare). Tengo dentro di me le mie (sensazioni? Informazioni?)
A una domanda che ho nel mio cuore è: dove sono stato? La risposta è una: è vivo (?) Tagli video.

Qui i partecipanti sono stati introdotti ad un altro esercizio. Si vedono vagare per lo spazio davanti al tempio con gli occhi rivolti verso terra.

Moccia: … in questo c’è il segreto della mia solitudine perché i miei occhi non hanno mai visto e le mie orecchie non hanno mai ascoltato.

Ora, io prego di seguire attentamente quello che dice il Moccia e tenere ben presente che le persone a cui lo dice sono già emotivamente molto scosse dagli esercizi precedenti, in primo luogo da quello della respirazione forzata.

(1:32:53) Ora mi fermerò di fronte a te, per la prima volta, chiunque tu sia. E rimango col mio sguardo alla punta dei miei piedi. Fermatevi l’uno di fronte all’altro. Questo è il modo con cui io ho vissuto la mia relazione con te, madre. Questo è il modo con cui ho vissuto la mia relazione con te, padre. Questo è il modo con cui io non ho vissuto. Guardo come in fondo mi sono isolato dentro il mio mondo dove qui, fra la punta dei miei piedi, c’è il mio dolore; (cominciano a sentirsi pianti di qualche partecipante) e io ho avuto il coraggio di guardare soltanto quello, perché quel dolore mi difendeva dalla vita, quel dolore mi separava da te (… mio signore? Non capisco bene) dove io ho disonorato il tuo dono perché non l’ho visto, non l’ho riconosciuto. (taglio nel video).
… sono mani che non si sono mai riconosciute (Moccia prosegue con l’esercizio. I partecipanti sono stati invitati dal Moccia a solletare le mani davanti a loro con i palmi rivolti verso l’alto. Hanno tutti ancora lo sguardo rivolto verso il basso, ma adesso al posto della punta dei loro piedi, guardano le loro mani.Vengono via via inquadrati partecipanti che piangono) e io e te siamo rimasti separati e guardo la distanza che c’è tra me e (… non capisco) (taglio video).

(1:35:36) … fra le mie mani, io sarò rifiutato o non ne sono degno perché sono sbagliato, o ne ho paura.
Per conoscerti per la prima volta (i partecipanti sono stati invitati ad appoggiare, a turno, le proprie mani su quelle di colui/colei che hanno davanti. Alcuni partecipanti piangono. Durante questi esercizi, prima o poi piangevano quasi tutti.) Avrei voluto avere queste mani nelle mie mani quando ero di fronte a te, padre (taglio video).
E’ arrivato il momento di chiudere i miei occhi e ascolto queste mani e lascio scivolare un pensiero: io sono vivo,… (taglio nel video)

Moccia: io sono vivo

Tutti i partecipanti: io sono vivo (nel pezzo di video tagliato Moccia ha, con tutta probabilità, invitato i partecipanti a dire questa frase ad alta voce perché, durante gli esercizi, i partecipanti eseguivano quello che gli veniva detto di fare, non prendevano l’iniziativa di pronunciare frasi se non espressamente invitati a farlo da Moccia).

Moccia: porto il mio sguardo alla terra e lentamente, lentissimamente, posso sollevare il mio sguardo ai tuoi occhi, posso vederti per la prima volta (1:37:34 - Moccia dice qualcosa, ma l’audio è molto disturbato. Si sentono invece chiari e forti i singhiozzi di qualche partecipante).
E guardo … è stata la nostalgia di non aver fatto in tempo ... E lascerò il mio sguardo nei tuoi occhi e farò un passo indietro per riprendere il mio cammino. E scopro che da quella nostalgia ho cercato il mio diventare adulto. Posso guardarmi attorno, posso guardare il colore delle foglie degli alberi, l’azzurro del cielo.
E da un lato guardo il mio senso di colpa, che è quello che ho imparato, dove questo senso di colpa mi ha fatto sentire sbagliato e mi ha separato da te, padre, mi ha lasciato … (taglio vieo)
Ora posso portare il mio sguardo alla terra e guardo lì di fronte a me, la mia piccola vita. Di fronte a me guardo le mie paure, di fronte a me guardo i miei bisogni, di fronte a me guardo (… non capisco) quello che guardo è che tutta (l’attenzione?) è stata alla mia piccola vita, al mio piccolo dolore, alle piccole ferite, alla mia rinuncia a te.
Esiste una cerimonia sacra con la quale … (taglio video)

Il video riprende inquadrando Moccia che si abbassa a raccogliere da terra qualcosa che poi tiene nelle mani alzate davanti al suo petto,unite e col palmo volto verso l’alto. Dalle sue parole, si evince che ciò che ha raccolto, simbolicamente, è la sua ‘parte piccola’.

Moccia: … e lo posso guardare. Potete raccogliere con le vostre mani questa parte piccola. (I partecipanti eseguono). La domanda che ho nel mio cuore è: quanto sono disposto a rinunciare a ciò che io so?

Da notare che la re-interpretazione e ri-creazione del passato personale alla luce delle credenze della setta è una pratica tristemente diffusa nelle psicosette. In questi video si vede chiaramente come Moccia conduca i partecipanti ad interpretare le loro storie secondo quello che lui crede (vedere le varie teorie padre-madre-pedofilo).

Esiste un solo modo per rinunciare a ciò che so: è offrirlo a te. E solo il grande coraggio che mi permette di … (la voce di Moccia è coperta dai singhiozzi di un partecipante) … perché fino ad ora il mio capo è stato chino alla terra … (non sento bene).
Posso decidere quando sarà il mio tempo … (taglio video).

Moccia continua a camminare fra i partecipanti tenedo le mani aperte e girate verso l’alto come se portassero qualcosa (in realtà sono vuote). … e quando ti guardo apro i miei occhi. E nel mio cuore guardo il sì che non ho mai detto (taglio video) …
… parola sacra che è ‘padre’ (1:45:27), posso pronunciarla guardando questo cielo azzurro.

I partecipanti guardano il cielo e pronunciano la parola ‘padre’. Taglio video. Riprende il filmato inquadrando i partecipanti che si muovono uno verso l’altro perché invitati dal Moccia – ripeto, durante gli esercizi nessuno prendeva iniziative personali ma tutti eseguivano le direttive del Moccia. Infatti, si sente la voce di chi conduce il gioco dire:

Moccia: posso prenderti per mano (1:46:33) e quello che faccio … (taglio nel video)
Moccia: … sarà offrirti il mio nome. Io sono … I partecipanti dicono il loro nome (con la formula indicata da Moccia) a chi hanno davanti. Finito l’esercizio vengono invitati a riprendere i loro posti. Taglio nel video.

(1:47:40) Durante l’esercizio qui filmato, i partecipanti provano ad applicare le ‘leggi del ki’ che sono state loro precedentemente spiegate dal Moccia. L’esercizio si fa in due e ci si alterna. Chi sta fermo deve applicare una delle leggi del ki per rimanere nella posizione in cui è. L’altro cerca di fargli cambiare posizione esercitando una pressione sul petto oppure spingendolo. L’aiutante F. da indicazioni ai partecipanti.

(1:50:22) Moccia: Questo lavoro sulla resistenza vi serve per guardare due atteggiamenti della nostra vita: quando qualcuno viene verso di noi, la prima cosa che avviene è che noi ci sentiamo minacciati. Infatti, la prima cosa che avviene quando un uomo si avvicina a F. (partecipante donna), che F. sente che i muscoli si irrigidiscono - Moccia si avvicina a F. e le chiede: è vero? – questa cosa viene in automatico, cioè c’è resistenza. Significa ‘io non ti lascio entrare’. Cosa succede quando voi dovete fare una siringa? Siete tesi, (taglio nel video) … infilare una supposta e vedete quanto male fa, per cui, per evitare di farvi male no resistens (scritto così come lo dice). Taglio nel video.

Moccia esercita una pressione sul petto di un partecipante per saggiarne la resistenza: … la resistenza. Dimmi ‘tu non mi avrai’ (il partecipante lo dice) e combattiamo, no? Ci sono due forze che vanno una contro l’altra e questa cosa non funziona. Infatti di fronte a questo, io non dico ‘tu non mi avrai’, io l’accompagno; se lui tira io vado verso di lui, se lui spinge lo accompagno. Ora, cioè, quale forma prendo? Quella della direzione del mio partner. Infatti le cose nella vostra vita non hanno funzionato perché voi avete vissuto due forze che andavano una contro l’altra, cioé avete dimenticato una capacità che è quella di cambiare l’energia. Accogliere e trasformare.

Ora, esiste una parte inconscia, però, dove uno dice ‘ma io non resisto’ e la resistenza si muove sul piano dell’inconscio. Infatti, quando io ho cominciato il mio lavoro, ho cominciato il mio lavoro dal culo, c’avevo un dolore alla schiena e camminavo così, camminavo (1:52:38). Le gambe erano rigide e le chiappe erano di acciaio. Dicevo cazzo che bei muscoli che ho, no era tensione, cioè i muscoli erano duri.

Ora, prova a fare una cosa, no resistance però stringi il buco del culo (dice rivolto al partecipante. Lo spinge appena sul petto e il partecipante indietreggia). Moccia: no power. Per cui quando avviene uno spazio inconscio, spazio inconscio, è come se voi somatizzate su una parte del corpo la resistenza ma questo vi rende deboli, deboli. Per cui quando fate questo lavoro resistance- no resistance non siamo ancora al lavoro sul rilassamento ma stiamo esplorando due condizioni: una in cui io accolgo la spinta e la lascio entrare, e lascio entrare l’altro, si chiama fiducia, e l’altra è ‘non mi avrai’. Per cui sperimentati in una, resistance. Ora andiamo dall’altra parte, accogli la spinta e lasciala entrare.

Ora dobbiamo partire da questa condizione come base (taglio nel video) … adesso memorizzo non resistance, tolgo la resistenza, apri gli occhi, guarda tutti, lascio entrare. Adesso no resistance. Memorizza questa parte di non resistenza e porto il respiro qui, guardo un punto, no resistance. Ancora. (taglio nel video)

(1:55:05) Per cui quando sono nella non resistenza e nella centratura è come se l’energia che viene contro di me entra dentro e quindi rafforza e non mi indebolisce. (taglio nel video).

Moccia: Ora quello che farete sarà portare l’attenzione da un’altra parte. Al posto di essere qui (Moccia indica il punto del ki) vado qui (indica il punto in mezzo alla fronte – terzo occhio). Guarda la cima di quell’albero. Quello che vedrete è la differenza fra l’una e l’altra. (taglio nel video) Ora questo è l’esercizio che dovete fare col vostro partner. (taglio video).

(1:56:14) vari spezzoni brevi di video che inquadrano i partecipanti mentre svolgono gli esercizi.

(1:58:10) Moccia: Ora bastano due parole e l’altro perde il potere e riuscite a mandarlo in una condizione di senso di minaccia, senso di colpa … (non capisco). La resistenza non è soltanto fisica ma è anche psichica. Per voi è soprattutto psichica perché il conflitto non è fisico ma è di relazione. Il nostro compito nel quotidiano è nell’interno delle relazioni … (non capisco). Eh, puoi venire? (chiama un partecipante e prova la sua resistenza esercitando una pressione sul petto).
Moccia: metti insieme due dita, stringi con forza …
(1:59:50) Moccia: Ora, esiste una relazione tra la vostra vita fisica e quella psichica … (non capisco) prima legge: essere qui; seconda legge: rilassamento completo; (taglio nel video).

(2:01:10) sta spiegando le leggi del ki, la terza legge è: portare il peso in basso.

Moccia: quarta legge: estensione del potere personale.

Qui Moccia fa vedere quali sono le varie cose che possono far perdere la concentrazione, l’essere nel ki, nel centro del proprio ‘potere personale’. Varie dimostrazioni con vari partecipanti fino alla fine del video.

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