giovedì 17 febbraio 2011

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 2)

Arkeon - Seminari intensivi (VHS 2) from arkeon on Vimeo.

I partecipanti scelgono dove sedersi all’interno del tempio. Ad un certo punto viene acceso un faretto e la luce aumenta. Il Moccia ogni tanto si piega verso sinistra perché lo stereo si trova dietro alla sua sedia e lui lo regola secondo necessità.
Quando i partecipanti sono tutti sistemati, si può cominciare.

Moccia: Augh !

Si alza avendo cura di non far rompere il cerchio a chi rimane seduto. Questo gesto ha una sua importanza, in quanto significa non lasciarsi ‘buchi’ o ‘vuoti’ alle spalle, significa ‘chiudere una situazione prima di allontanarsene’ e così via. Tanti anni fa era un gesto che i frequentatori dei seminari imparavano al primo livello, quando il Moccia faceva l’esercizio del ‘trovare il proprio posto nel mondo’ (l’ho chiamato io così).

(0:02:52) Moccia: La prima cosa che faremo sarà una cerimonia semplicissima e brevissima ed è la riunificazione di queste due parti (raccoglie due oggetti dall’interno del triangolo centrale) dove nelle tradizioni sciamaniche questa è la pipa sacra; dove il fornello rappresenta la terra, l’energia femminile e questo rappresenta l’energia maschile, cioè del cielo.

Il nostro compito è portare insieme queste due parti, unire ciò che era separato (così dicendo unisce i due oggetti) e terra e cielo camminano insieme. Questo sarà il segno del lavoro che accompagnerà questi giorni. Sembra semplice ma … (Risatine di qualcuno. Moccia rimette l’oggetto nel triangolo).

Prima dicevo sembra semplice perche spesso mi è arrivata una domanda dalle persone: come faccio a odiare l’uomo che amo? O per gli uomini la stessa cosa nei confronti delle compagne. Il lavoro che faremo sarà duro, si dice doloroso? (rivolgendosi a un maestro che annuisce) issimo, ma anche sacro.

(04:36) Possiamo per un momento chiudere i nostri occhi, e ci sono due parole che ciascuno di voi può pronunciare e sono: SPIRITO VIENI.

Da notare che il Moccia sosteneva pubblicamente che il ‘lavoro’ da lui svolto nei seminari, intensivi ecc fosse GUIDATO DIRETTAMENTE DALLO SPIRITO. Spesso, dopo una delle numerose tirate d’indottrinamento che infarcivano le riunioni dei maestri e i vari seminari, si rivolgeva a qualcuno dei maestri o degli organizzatori o comunque dei fedelissimi dicendo: ‘Ma cosa ho detto? Non mi ricordo niente, ho canalizzato tutto.’ A voce abbastanza alta, in modo che sentissero anche quelli intorno.

Una piccola nota personale: tutti questi richiami allo spirito, se da una parte possono creare nelle persone una certa suggestione, dall’altra non sono certo la prova e ancor meno la garanzia che il ‘lavoro’ arkeoniano fosse spirituale ed è certo ridicolo sostenerlo su queste basi.

Moccia: chi ha il coraggio di farlo alzando la voce può farlo.

Dopo questo invito i partecipanti cominciano ad invocare a voce alta la venuta dello ‘spirito’ ripetendo le parole indicate dal Moccia.

Moccia: Grazie (lascia andare le mani dei vicini). Per tradizione nel nostro lavoro degli intensivi faremo un giro di … dove vi presenterete e lo farete col vostro nome e per tradizione noi questa presentazione la facciamo col sentimento di varcare una soglia, che è quella del giudizio che ciascuno di noi ha su di sé, la paura di sbagliare, per cui il vostro nome lo canterete e cercate qual è la modalità giusta per farlo, l’intonazione giusta.

Su questo esercizio del far cantare il proprio nome e dei possibili effetti sulle persone ricordo che scrisse Carlo. Se qualcuno potesse postare il link al suo post gliene sarei grato.

Moccia: Esiste anche una parte della nostra storia dove noi abbiamo un’idea di noi stessi e questa idea si chiama auto percezione; ma la domanda che ho è ‘quello che penso di me corrisponde realmente a quello che sono? Qual è la parte di me che gli altri vedono e che io non vedo?’ e credo che questa è la parte proprio critica della nostra storia, infatti voi avrete un aiuto: quando canterete il vostro nome tutti gli altri del gruppo vi guarderanno. Guarderanno la gestualità, l’ispirazione (?? non riesco a capire bene la parola che dice) della voce, la postura, i tic che avrete e infatti poi tutti quanti ri-canteranno il vostro nome per mostrarvi quello che voi avete offerto, in realtà quello che siete (07:09).

E … cercate di superare quel momento iniziale di vergogna. Una volta che avete detto il vostro nome e che il gruppo vi ha rimandato indietro questa cosa, poche parole per dire chi siete, da dove venite, che ci fate qui, pochissime parole. (Il primo partecipante si schiarisce la voce).
Moccia: ricordatevi i colpi di tosse prima di cantare.

Il primo partecipante canta il suo nome e quando ha finito, il Moccia ricorda al gruppo di riprodurre anche il ‘colpo di tosse’ che ha preceduto il suo canto del nome.

Da qui in avanti, trascriverò solo ciò che dice il Moccia e non quello che dicono i partecipanti, a meno che non mi sia utile per descrivere qualcosa. La stessa cosa farò durante le condivisioni dei partecipanti negli altri video.

Da notare che i maestri, solitamente, non portano il cartellino con su scritto il nome attaccato al vestito. Anche qualche ‘vecchio’ si prende la libertà di non portarlo.

Notiamo anche che i maestri, nelle condivisioni iniziali, sottolineano tutti la ‘magia’, la ‘bellezza’, il ‘sentire sempre di più’, il ritrovare ‘volti conosciuti’ ecc.

Moccia: Parla col cerchio (rivolto a una signora che, durante la breve condivisione, guardava verso di lui).

Ci sono diverse condivisioni tagliate. Forse può essere di interesse ascoltare la condivisione della moglie del Moccia che, fra le altre cose, dice che guiderà il cerchio delle donne e che si offre come esempio.

(37:25) Isa Moccia: Sono Isa, sono molto emozionata, è sempre un nuovo intensivo, per me.Ho il cuore che mi esplode perché forse è la prima volta che sento, e ho sentito anche negli ultimi giorni, nei giorni precedenti, di voler essere qua. Cioè prima lo vivevo come dovere: sono la moglie di Vito, devo fare l’intensivo, devo lavorare, devo conoscere la gente, devo portare avanti il cerchio delle donne, non devo essere chiusa e invece da un po’, proprio da quando mi sto aprendo a mio marito, sento questa apertura all’esterno ed è un miracolo per me; è l’inizio, nel mio cammino, della fede. E sono … per me questo intensivo è veramente un’apertura, sarà una settimana nuova e interessante e vi auguro buon lavoro e grazie già in anticipo per quello che io imparerò e mi offro, mi offro come esempio, come servizio … (a questo punto il Moccia la ferma facendole capire che si sta allargando troppo. Battutine a doppio senso sul ‘offrirsi’. Risate generali.) Sento questa apertura e posso offrirmi perché sono sua (del Moccia = completamente affidata) perché comincio a sentire l’appartenenza di cui negli anni precedenti abbiamo, ha tanto parlato lui, io ho ascoltato, tentato di ascoltare (… non capisco cosa dice qui) e comincio a sentire questa appartenenza, comincio a sentire, e dico da pochissimi giorni molto profondamente, il sentimento che una donna può essere autorizzata ad essere donna solo da un uomo, e a sentirsi donna, da un uomo. Io credo che la madre, il lavoro che stiamo facendo con le madri serva ad altro, ad altri aspetti del femminile e io in questo, proprio perché sento finalmente l’appartenenza, posso esprimere la mia gioia e posso mettermi al servizio, come presenza. Vi ringrazio.

Io non sono un addetto ai lavori, come del resto non lo è la moglie del Moccia né il Moccia stesso (che pare proprio essere sprovvisto dei titoli necessari ad addentrarsi in argomenti che dovrebbero spettare agli psicoanalisti), ma mi sembra un po’ strano che debba essere l’uomo a dare a una donna l’ “autorizzazione” ad essere donna, a sentirsi donna. Magari qualche persona che ha studiato seriamente l’argomento potrebbe chiarire l’inghippo, chissà.

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